Metaverso e Artificial Intelligence: un matrimonio che s’ha da fare

10 Mar, 2022 | Decision Intelligence

Provare a definire il metaverso è un’impresa per cuori impavidi, non tanto perché l’argomento sia particolarmente complicato, ma perché è facile ritrovarsi dentro un vortice nel quale concetti ideologici, come quello del Web 3.0, la nuova internet decentralizzata, si scontrano con pochi casi d’uso che solo parzialmente rispecchiano l’immaginario che si sta formando. Posta questa premessa, individuare tutti i punti di incontro tra metaverso e AI, è cosa ancora più complessa. 

Il metaverso si è guadagnato già da qualche mese la medaglietta di buzzword. Per quanto il mormorio sul metaverso ribollisse già due anni fa, negli ultimi mesi del 2021 è avvenuta a una vera e propria esplosione. 

Matthew Ball, una delle voci più autorevoli sull’argomento, concepisce il metaverso come un macro-ambiente persistente, interattivo e interoperabile composto da mondi virtuali interconnessi tra loro dove gli utenti potranno socializzare, lavorare, imparare, scambiare asset, giocare e creare. 

In questo articolo si tenterà di realizzare una fotografia dei diversi livelli del metaverso per indicare come l’AI potrebbe essere utilizzata in ognuno di questi. 

L’AIOPs COME ATLANTE CHE REGGE IL METAVERSO 

È plausibile che il numero di persone che agiranno nel metaverso crescerà nel tempo, e con essi il numero di dispositivi che ne permetterà l’accesso. Questi ultimi scambieranno flussi di dati sempre più voluminosi e grazie al 5G la latenza sarà ridotta a poche frazioni di secondi. Al di là delle infinite possibilità che le applicazioni del metaverso riserveranno, questo nuovo mondo dovrà poggiare su solide infrastrutture. 

A questo livello, l’AI può essere impiegata per rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse hardware, la raccolta e l’analisi dei dati legati ai sistemi IT per monitorane il funzionamento, e anche per prevedere risolvere eventuali anomalie di sistema. 

LE INTERFACCE: VIS À VIS COL METAVERSO 

Come si può entrare nel metaverso? Dipende. Intanto è necessario capire se il metaverso sarà un ambiente distinto dal resto dell’esperienza della vita quotidiana. In questo caso “entrare nel metaverso” vorrebbe dire che si sta lasciando qualcos’altro, come quando entro in casa lasciando la strada pubblica. Oppure, il metaverso si legherà a un’idea più simile al concetto di phygital, dove la distinzione tra fisico e virtuale resterà solo concettuale e le esperienze abbracceranno entrambe le dimensioni contemporaneamente. 

La concezione più pop – al momento – sembra corrispondere alla prima proposta, ossia quella di un mondo virtuale ricco di diverse esperienze immersive. Tuttavia, ad oggi, tra i casi di studio del metaverso figurano in buona parte ambienti ed esperienze che non rientrano nel dominio della Virtual Reality. 

Infatti, quando si prova a spiegare cosa sia, o cosa potrà essere, il metaverso, spesso si fa il nome di piattaforme come Roblox, Sandbox o Fortnite. Queste, però, sono realtà a cui si accede tramite computer, dispositivi mobili o console, che esistono ormai da diversi anni e per questo motivo non possono essere considerate come rivoluzionarie, caratteristica spesso attribuita al metaverso. 

Il fascino della realtà virtuale è innegabile e infatti non sorprende il fatto che stia riscuotendo una discreta dose di attenzione da parte sia di aziende che di utenti. Per entrare negli ambienti virtuali si utilizzano dei visori, dispositivi che si indossano come degli occhiali e che immergono in un ambiente spesso tridimensionale e a 360 gradi. Solitamente i visori dispongono anche di un output audio, anch’esso ambientale. L’input invece avviene su due livelli: vocale, grazie a un microfono che permette di comunicare con altri partecipanti, e manuale, attraverso due manubri dotati di diversi tasti e in grado di percepire il loro movimento nello spazio. 

Uno degli esempi più noti è Oculus Quest 2, il visore di Meta, inglobato con l’acquisizione di Oculus VR nel 2014. A Menlo Park hanno fatto all in: oltre al rebranding, non è trascurabile l’investimento di due miliardi in un’azienda che produce dispositivi che, come già mostrato nel keynote di ottobre, di fatto saranno abilitatori dell’esperienza immaginata da Zuckerberg. 
Al momento Oculus è il visore più economico sul mercato, caratteristica che spiega il suo successo: ad oggi detiene una quota del 75%. Una fetta così grossa. Del resto, il mercato dei dispositivi AR/VR è in crescita, immaginate avere una fetta di ¾ di una torta destinata a crescere notevolmente. Meta potrebbe aver trovato una ragione per far tornare a sorridere i suoi investitori: nel 2021 i dispositivi venduti sono stati 9,86 milioni e per il 2022 è prevista la vendita di 14,19 milioni fino a 18,8 milioni nel 2023 (qui la fonte). Alternative premium sono il visore di Valve e HTC. 

Anche la realtà aumentata potrebbe avere un ruolo importante nel plasmare il metaverso, che in alcuni casi vedrà il mondo fisico arricchito dalla sovrapposizione di un livello digitale. A differenza della realtà virtuale, la realtà aumentata è già fruibile attraverso gli smartphone, ma per usi più articolati e immersivi stanno prendendo piede dispositivi wearable, come gli Hololens di Microsoft. Pare inoltre che Apple stia già da tempo lavorando a degli occhiali intelligenti. Questo porta a sospettare che Cupertino immagina un metaverso prevalentemente aumentato e non completamente immersivo. 

Sul fronte più avanguardista, invece, si stanno sperimentando anche interfacce gestuali e vocali, mentre per quelle neurali dovremo tenere d’occhio Neuralink e pazientare. 

In breve, sembra che probabilmente le interfacce saranno molteplici e che i colossi del Tech potrebbero sfidarsi sul comparto hardware. 

A questo livello l’AI è utilizzata in ciò che Gartner chiama Multiexperience, vale a dire il dominio delle interazioni che avvengono in diversi touchpoint (i diversi ambienti del metaverso) con diverse modalità (tocco, gesti, voce, sguardo, mente), tra cui quelle appena elencate. Il machine learning è alla base del Gesture Recognition (GR) e del Natural Language Processing (NLP), applicazioni che renderanno più naturale e frictionless l’interazione con i computing devices, e quindi col metaverso. 

In questo campo Jon Radoff attribuisce all’IA un ruolo fondamentale per permettere lI’accesso e la vita nel metaverso anche agli utenti con disabilità. Utenti non vedenti potrebbero beneficiare dell’image recognition, quelli non udenti del NLP e i muti del GR per comunicare con gli altri. 

CI SONO MARI E CI SONO COLLINE CHE DEVONO ESSERE CREATE 

Già in passato sul blog di Spindox si è parlato del ruolo dell’AI nei processi creativi come la scrittura di articoli di cronaca, report finanziari o nella realizzazione di opere artistiche. 

Con il sopravvento del metaverso, il tema della creatività dell’AI torna a essere attuale. Che si tratti di Realtà Virtuale, Realtà aumentata o ambienti accessibili tramite uno schermo, il metaverso vedrà tanti mondi che dovranno essere creati anche a livello grafico. Se da una parte questo potrebbe portare a una crescita della domanda di architetti di mondi digitali, dall’altra l’AI avrà anche il ruolo di progettare ambienti virtuali sconfinati, come mostrato da Meta in una demo di Builder Bot. 

È analogo il funzionamento di Promethean AI, un’altra piattaforma che permette di costruire ambienti virtuali con l’uso di comandi vocali. È anche per questo tipo di funzionalità che aziende dell’industria videoludica sono sotto la lente di ingradimento. Tra i nomi più caldi troviamo NVIDIA, Unity ed Epic Games, casa di sviluppo di videogiochi proprietaria del motore grafico fotorealistico Unreal Engine, davvero sorprendente. 

Lo spazio è potenzialmente infinito e i mondi da costruire non mancheranno. Queste aziende hanno tra le mani gli strumenti per creare esperienze incredibilmente realistiche. È presto per dirlo, ma la qualità grafica degli ambienti nel metaverso potrebbe costituire un aspetto sul quale si competerà. 

SU INTERNET SI FACEVA SURF, COSA SI FARA’ NEL METAVERSO?

È stato già posto l’interrogativo circa le possibili modalità di accesso e interazione con il metaverso, i dubbi riguardano anche come si strutturerà l’esperienza e come si organizzeranno i diversi luoghi e le diverse piattaforme. Sarà tutto raccolto in un’unica schermata o piazza virtuale dove si troveranno delle porte di accesso? 
Sarà un unico ambiente virtuale nel quale spostarsi in prima persona fino a raggiungere i luoghi desiderati oppure si farà ricorso a qualcosa che assomiglia a un motore di ricerca? 
L’AI è alla base dell’efficacia dei motori di ricerca e di raccomandazione, che ruolo avranno questi nel metaverso? 
Prevarrà una suddivisione per player, come per esempio vi è quella tra Netflix, Prime Video e Disney+? 
Davanti a una moltitudine di esperienze diverse, è possibile che il singolo utente avrà visibilità sull’attività in tempo reale dei membri della sua rete, come già succede su Xbox, Playstation o Clubhouse? 

Ci sarà la pubblicità nel metaverso? 
Non sappiamo ancora se vi sarà uno standard di riferimento, come per esempio lo è stato l’HTML per il Web 1.0 e 2.0. Sebbene persino da Meta arrivino le aspirazioni di un Metaverso aperto e interoperabile, è difficile trascurare le implicazioni che un ambiente aperto e realmente decentralizzato abbiano sui modelli di business dei big player, i quali presumibilmente aspirano a nuove fonti di ricavo. La sostenibilità economica del metaverso è un aspetto cruciale.

Quindi la risposta alla domanda è: probabilmente sì, ma possiamo solo immaginare quali forme avrà: pop-up, cartelloni virtuali giganti, Avatar controllati da AI che, come degli utenti reali, interagiscono con gli utenti. Il branded content cederà il passo ai branded worlds? 
Se ci sarà la pubblicità, probabilmente si proverà, come fatto finora, a renderla pertinente personalizzando gli annunci in base agli interessi, per farlo si dovranno adattare gli algoritmi già in uso nel Web 2.0. 

WHAT HAPPENS IN THE METAVERSE, STAYS IN THE METAVERSE 

In molti concordano sul fatto che i metaversi saranno always-on e persistenti. Questo significa che gli utenti potranno accedervi in qualsiasi momento e che le loro azioni, gli avvenimenti e gli eventi avranno delle conseguenze pseudo-permanenti. Tuttavia, se gli utenti interagiranno prevalentemente vocalmente in tempo reale, non resterà traccia di tali interazioni, come invece succede ancora nei post dei social network contemporanei. Questo vuol dire che potrebbero non esserci feed che raccolgono i contenuti e le interazioni degli account e pone seri interrogativi sulla possibilità di monitorare e moderare le attività nel metaverso. In questo caso l’AI potrebbe essere adoperata per prevenire comportamenti scorretti, magari silenziando chi disturba altri utenti o diffonde fake news. Ancora una volta, però, il monitoraggio delle conversazioni in tempo reale confligge con il concetto di apertura e decentralizzazione. 

PENSAVO FOSSE AMORE E INVECE ERA SOLO UN’AI 

Il metaverso potrebbe popolarsi di NPC. Il termine, preso in prestito dal gaming, indica i Non Player Character, dei personaggi presenti nel gioco non controllati direttamente dal giocatore. Nel contesto del metaverso, gli NPC potrebbero essere degli avatar controllati da AI che possono supportare gli utenti come se fossero concierge, o come detto prima, farsi portatori di un messaggio pubblicitario. Per ora soprassediamo su scenari più distopici. Continuando a parlare di elementi virtuali che sembrano veri, l’AI aiuterà i creatori del metaverso nella realizzazione di avatar molto simili ai loro proprietari, sempre che gli utenti vorranno utilizzare un avatar realistico. 

HAI IL 5G, IL WIFI, MA SUL METAVERSO CHE CI FAI? 

Le esperienze si trovano al livello più alto, sono quelle attività che dovrebbero portare le persone a passare il loro tempo nel metaverso. Come è stato negli ultimi trent’anni, le persone si riuniranno per condividere opinioni e parlare di argomenti di interesse o per incontrarsi con gruppi sociali preesistenti, ricostruendo in digitale dinamiche realei. Nell’ambito social, quindi, nel metaverso l’AI potrebbe essere utilizzata per avvicinare utenti con interessi simili e consigliare esperienze in linea con i propri gusti. 

Sebbene la dimensione ludica potrebbe pervadere anche le altre categorie, il gaming al momento rappresenta una buona fetta delle attuali applicazioni del metaverso. Proprio all’interno di alcune piattaforme videoludiche sono state sperimentate attività divergenti rispetto a quelle caratteristiche. Un esempio sono i concerti di Travis Scott e Ariana Grande svolti in esclusiva su Fortnite. 
Nel mondo dei videogiochi l’AI è impiegata per adeguare la difficoltà dei giochi in base alle capacità del singolo giocatore nel tentativo di massimizzare il divertimento equilibrando successi e fallimenti.  Dal punto dell’entertainment in senso più ampio, le persone potranno anche riunirsi in cinema virtuali per guardare dei film o assistere a spettacoli di stand up comedy. 

Il metaverso sarà anche un marketplace. Parlare di mercati e metaverso fa pensare subito agli NFT. Tuttavia, non è da escludere che i retailer si serviranno di realtà aumentata e realtà virtuale per creare nuove esperienze per i propri clienti, nei negozi fisici come in quelli digitali. 
Nella vendita al dettaglio l’AI sta già ampliando i margini dei rivenditori grazie all’ottimizzazione della supply chain grazie alla demand intelligence, la warehouse optimization e la pianificazione dei trasporti. Invece, specificamente per gli e-commerce, i chat-bot stanno prendendo sempre più spazio e le vendite beneficiano dell’implementazione di motori di raccomandazione, ed entrambi poggiano sull’AI. Infine, sia Meta che Microsoft hanno già mostrato la loro proposta per il mondo della collaborazione remota in ambito business, dove i lavoratori avranno il loro avatar per interagire in sale riunioni virtuali,  lavorare a distanza su uno stesso modello 3D. 

UBLIQUE, DI TRAVERSO NEL METAVERSO 

Rimanendo nel contesto business, una tecnologia preesistente all’hype scatenato da Meta, ma che nonostante questo è già stata inserita nei case study del metaverso, è il digital twin. Come mai? Probabilmente perché una corrente di pensiero concepisce il metaverso come la riproduzione virtuale e migliorata del mondo reale. In effetti, nell’industria 4.0 un digital twin è una copia virtuale di un oggetto reale che ne riproduce le caratteristiche fisiche, meccaniche ed elettroniche ed è in grado di imitare in modo realistico ed affidabile la reazione del gemello reale a input esterni. 

Disporre di una copia virtuale di un magazzino, di un macchinario industriale, di un impianto energetico o altri elementi della value chain permette di compiere, grazie all’AI, analisi predittive per valutare sul piano teorico le conseguenze di una serie di eventi o modifiche sul sistema studiato. L’obiettivo è quello di massimizzare l’efficacia e l’efficienza dei processi di business, e in ultima istanza le performance sul piano della redditività e della sostenibilità ambientale. 

Tuttavia, il gemello fisico invia in tempo reale dati sul suo funzionamento e sull’ambiente esterno al gemello virtuale (Internet of Things). Questo flusso di dati continuo garantisce una base di dati real-time che permette non solo di compiere simulazioni più accurate, ma anche monitorare costantemente il funzionamento degli impianti e individuare eventuali anomalie. 

Ublique lavora sinergicamente con i centri di ricerca aHead Research e Spindox Labs per sviluppare soluzioni che integrino IoT e AI per applicare la continuous intelligence in settori come Energy & Utilities, Manufacturing, Logistic, Automotive, Retail e Fashion. 

Non vogliamo essere noi a dire se questo costituisce un primo passo nel metaverso. Per ora ci accontentiamo di supportare i decisori nella gestione del loro business, consegnandogli gli strumenti necessari per ottimizzarne i processi e per poter reagire con consapevolezza a eventi inaspettati. 

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