Il Natale 2021 manderà in crisi la supply chain?

10 Dic, 2021 | Decision Intelligence

Tra previsioni di vendite e-commerce da record, scarsità di materie prime e manodopera, aumento dei prezzi e ritardi nelle spedizioni il Natale 2021 rischia seriamente di mandare in crisi la supply chain a livello globale.

I fattori di rischio del Natale 2021 che mettono in crisi la supply chain

Lo scenario pandemico aveva già stressato l’intera supply chain a livello globale, abituandola a gestire rapidamente i cambiamenti improvvisi e l’impennata della curva della domanda dovuta anche alle nuove abitudini di acquisto online da parte dei consumatori. Ripensare la supply chain era già una necessità maturata negli ultimi 18 mesi, con l’affermazione del paradigma del demand sensing e delle previsioni “just in time”  come soluzioni per prevedere tutte le incertezze del futuro.
Come se non bastasse il Natale è alle porte e il rischio di una nuova crisi della supply chain è dietro l’angolo. Secondo uno studio di Salesforce sui comportamenti di acquisto dei consumatori durante il periodo natalizio le vendite online supereranno i dati del Natale da record 2020, con una crescita complessiva del 7% su base annua per i mesi di novembre e dicembre, superando ancora una volta la cifra di 1 trilione di dollari a livello globale.
Le previsioni di vendita dovrebbero far sorridere tutti gli attori coinvolti nella catena di fornitura per gli interessanti segnali di ripresa economica, ma il prezzo da pagare rischia di essere molto più alto di quello dei regali di Natale. Qui di seguito analizziamo alcuni fattori determinanti.

Carenza di approvvigionamento

Il dubbio che la ripresa abbia colto impreparati molti produttori è evidente nella disparità tra domanda e offerta. Secondo uno studio di Statista il 39% dei rivenditori statunitensi è molto preoccupato per l’esaurimento delle scorte durante le festività natalizie.  
Il ritardo nella produzione è il risultato di diversi fattori e ancora una volta la pandemia ha giocato un ruolo importante. Infatti, durante il 2020 numerose industrie hanno limitato la produzione di beni a causa di blocchi a fronte di una domanda inferiore, con un conseguente calo della produzione industriale globale. Nonostante l’industria si sia ripresa, gli effetti a catena si fanno ancora sentire sull’intera supply chain e adesso che la domanda è in aumento e le persone sono pronte a spendere per le festività natalizie le preoccupazioni per l’effettiva disponibilità della merce a scaffale e in magazzino sono del tutto lecite.

Aumento dei costi per tutti: fornitori, rivenditori e consumatori

Una diretta conseguenza della scarsità di prodotti è ipotizzabile nell’aumento dei costi. Gli studi di settore evidenziano un possibile aumento che oscilla tra il 15% e il 20% per il consumatore finale, ma l’aumento è determinato a monte da problemi che riguardano sia i fornitori che i rivenditori.
Alla capacità produttiva si aggiungono infatti altri due fattori che incidono negativamente sulla supply chain: i costi logistici e la carenza di manodopera. L’aumento dei costi dei carburanti e dei container per il trasporto via mare ridurrà i margini di guadagno per tutti gli operatori logistici, con conseguenti aumenti che graveranno sul prezzo finale dei prodotti. Inoltre, la carenza di manodopera rischia di aggravare ancora di più una situazione già di per sé critica, con il risultato di pesanti colli di bottiglia nelle aree di smercio dei prodotti che ridurrebbero ulteriormente la disponibilità delle merci.

Ritardi nelle consegne

Come se non bastasse, il fattore tempo sarà determinante per salvare il Natale dei consumatori.
Nel 2020 si è assistito a ritardi nelle consegne per 700 milioni di pacchi in tutto il mondo.
L’effetto Amazon ha causato profondi cambiamenti nelle aspettative dei consumatori, oramai abituati a ricevere in poche ore i propri acquisti comodamente a casa, e ha obbligato le aziende a modificare pesantemente le strategie di pianificazione dei trasporti per innalzare gli standard qualitativi della spedizione. Quest’anno fortunatamente le stime sono di gran lunga inferiori, con una diminuzione del 94% dei pacchi soggetti a ritardo nelle consegne.

Un nuovo ruolo per i negozi fisici

Nella definizione di una strategia digitale sostenibile, i negozi fisici possono rivestire un ruolo fondamentale per alleggerire la supply chain nella gestione del Natale 2021.
Il fenomeno del Bopis (Buy online, pickup in-store) è in forte crescita ed è molto apprezzato dagli utenti perchè consente ai clienti di unire la praticità dello shopping online con la gratificazione immediata dell’esperienza di acquisto in negozio, evitando code e costi di spedizione.
Un trend positivo che rappresenta una possibile soluzione offline ai problemi derivanti dalle abitudini di acquisto online della domanda.

Ublique: la piattaforma di Continuous Intelligence come risposta alla crisi della supply chain

In uno scenario di grande incertezza come quello descritto il ricorso a tecnologie avanzate di Continuous Intelligence rappresenta una soluzione di fondamentale importanza per tutti i decision makers.
Basata sull’Artificial Intelligence, la Continuous Intelligence supera l’analisi descrittiva e predittiva attraverso un approccio prescrittivo che fornisce una risposta immediata ai problemi derivanti da un particolare contesto in un determinato momento. Il paradigma della Continuous Intelligence permette di realizzare la sincronicità del momento di raccolta e di analisi di grandi volumi di dati, efficientando in tempo reale tutti i processi della supply chain.
Gartner© ha recentemente inserito Ublique tra i principali vendor di tecnologia di Continuous Intelligence. La piattaforma Ublique permette una gestione efficiente della supply chain, con moduli dedicati all’ottimizzazione dei trasporti e alla gestione del magazzino, e si pone alla base di una strategia di business orientata all’innovazione, che permetta di restare al passo con tutte le esigenze di mercato.

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